Dopo aver constatato che i suoi più stretti discepoli, tutti passati al concetto medico di cura, erano scesi a patti con le pretese di efficacia diffuse dall'ideologia medica (arrivando a bandire dai loro istituti di formazione - come avviene oggi - gli psicanalisti laici, Freud tentò, al termine della sua vita, di assegnare esplicitamente all'atto dello psicanalista un fine diverso da quello terapeutico, parlando di "progresso nella vita spirituale". Causa persa all'epoca, questo fine è divenuto oggi la posta in gioco di una lotta politica condotta in prima fila dalla coppia analista-analizzante. Per combatterla, Jacques Nassif - allievo di Althusser e Derrida, nonché, fin dalla prima ora, di Lacan - convoca tre alleati del discorso psicanalitico: l'"esperienza interiore" di Bataille (alla ricerca di quell'impossibile che ci rende pienamente umani e non semplici entità da computare per estrarne profitto); il discorso degli adolescenti (che rimette in questione il familismo dell'Edipo, l'"incestuale", e l'elusione della nudità, scuotendoci dall'impasse melanconica che ammorba il nostro tempo); e il discorso delle donne (di un femminile non ridotto al materno, da prendere, per entrambi i sessi, come l'Altro di ciascun sesso). Questi tre alleati della psicanalisi possono sollecitare la coppia analizzante-analista a prendere il rischio di rimettere tutto, e realmente, in discussione, per autorizzarsi, contando solo sulla propria esperienza, a passare dalla servitù alla sovranità. Ma per porre termine - e tentare di vincere - la guerra contro lo strapotere dell'altra alleanza: quella del Neocapitalismo e della Scienza, occorre ancora un'astuzia, uno stratagemma, un nuovo cavallo di Troia. Quale potrebbe essere oggi? E chi potrebbe escogitarlo?